Il carvi – o cumino dei prati, cumino tedesco o anice dei Vosgi – è un pianta originaria delle zone orientali del Mediterraneo e oggi diffusa nei pascoli dell’Europa centrale. Spesso viene confuso con il cumino per via della somiglianza dei frutti ma è diverso da questo per via del gusto più aromatico. Il suo aroma non è gradito a tutti, ma utilizzato a piccole dosi dà alle pietanze un gusto molto gradevole. Viene usato sempre di meno, comunque, soprattutto in Oriente, perché si dà maggiore importanza al cumino.
Conosciuto fin dagli antichi romani si riteneva che ogni cosa che contenesse del carvi non potesse fuggire e per questo motivo lo si dava da mangiare ai piccioni che, così, non si sarebbero dispersi. Si diceva che se una donna avesse messo del carvi nelle tasche del marito questi non avrebbe mai e poi mai distolto il cuore da lei (funzionerà anche nel caso in cui è l’uomo a mettere il carvi nella borsetta della moglie?). Lo si riteneva utile nella cura dei morsi di serpenti, nella prevenzione della caduta dei capelli e come coadiuvante nei disturbi della vista.
Lo si usa molto nella cucina tedesca, austriaca e scandinava per aromatizzare dolci, patate, pane, crauti, formaggi, cavolo fresco, frutta, insalate, carni (in particolare arrosto di maiale e gulasch). Nella cucina norvegese il carvi rientra nella preparazione delle minestre.
Le foglie si mangiano fresche sia nelle insalate che nelle verdure appena cotte o aggiunte a salse a base di panna. Insieme agli steli, si possono aggiungere agli stufati e alle minestre. Le radici – che si ingrossano se togliamo alla pianta i fiori – possono essere cotte come verdura. I semi macinati, poi, sono uno degli ingredienti del curry. Se, invece, li soffriggete appena appena potete utilizzarli per accompagnare mele o formaggio o, se siete golosi, cospargeteli di zucchero per ottenere delle caramelline gustosissime.
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