È una scoperta che mi fa sempre chiudere gli occhi e sorridere quando, mordendo un biscottino, o un dolce (il torcolo di San Costanzo, per esempio) o del pane particolare, mi scoppia in bocca la fragranza e l’aroma dell’anice. Diventa tutto più buono, a mio modo di vedere.
Sotto il nome di anice vanno piante differenti, senza alcuna “parentela” tra di loro, ma accomunate dall’aroma dei loro semi (o frutti) che risulta essere praticamente uguale. Nello specifico:
- anice pepato: è un altro nome del pepe di Sichuan;
- anice stellato (o badiana): frutto a forma di stella con semi molto aromatici. Viene usato soprattutto per i liquori;
- anice verde: è quello “vero e proprio”, dal gusto dolce e penetrante; frutto (non seme) di una pianta erbacea delle Ombrellifere.
L’anice era già noto agli egiziani, ai greci e ai romani: questi ultimi lo utilizzavano nei dolci, soprattutto per “sistemarsi lo stomaco” (si usap er contrastare l’attività di fermentazione dell’intestino) a fine pasto. Nel Medioevo e nel Rinascimento era molto usato. Note sono le sue proprietà calmanti (per questo viene usato nella cura del mal di testa) e rinfrescanti per la gola e per la profumazione dell’alito.
Oggi viene relegato soprattutto ai dolci, ma lo si trova anche in varie tradizioni regionali insieme alla segale, o nel pan d’anice, nella frutta cotta, nelle castagne lesse e nei fichi secchi. In liquoreria lo troviamo nel Pastis e nell’Anisette francesi, nel greco Ouzo, nel turco Arak come anche negli italianissimi Sambuca, Mistrà, Tutone.
L’anice stellato, invece, – oltre a essere molto bello a vedersi (provatene a mettere alcuni semi in una ciotola a centro tavola) – viene aggiunto agli stufati di pesce.
Ed ecco una ricetta con i semi di anice: i pasticcini. Ci occorrono: 150 g di farina di frumento integrale, 100 g di zucchero di canna, 3 uova, 2 cucchiaini di semi di anice, lievito per dolci. Battete le uova, aggiungete lo zucchero e continuate a lavorare per un paio di minuti. Polverizzate i semi di anice, mischiateli alla farina, al lievito e aggiungete il tutto alle uova. Lavorate e versatene la quantità opportuna in pirottini di carta. Fate riposare per un paio d’ore, quindi infornate a 160 gradi per circa un quarto d’ora e, comunque, fino a quando i biscottini non assumeranno un bel colore dorato.
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