…Niccolò che la costuma ricca
del garofano prima discoverse
ne l’orto dove tal seme s’appicca…
Così scrive Dante nel canto ventinovesimo dell’Inferno (ci troviamo nella decima bolgia dell’ottavo cerchio, in cui vengono puniti rispettivamente i seminatori di discordia e i falsari). Il Niccolò di cui si parla è Niccolò dei Salimbeni, che ha scoperto l’uso dei chiodi di garofano e l’ha insegnato ai senesi, che, per Dante, sono vanesi.
I chiodi di garofano – che non hanno nulla a che vedere con i fiori di garofano, ma sono boccioli essiccati di una pianta sempreverde originaria dell’Indonesia e nella forma ricordano i chiodi – sono giunti in Europa nel IV secolo ed ebbero molto successo con l’ingrandirsi del mercato delle spezie, soprattutto dopo le crociate.
Sono diffusi anche oggi in cucina, ma in modo limitato e vengono usati soprattutto come aromatizzanti. Pochi chiodi di garofano danno buon sapore a brasati, stracotti, marinate, bolliti e alle verdure sott’aceto. Spesso vengono picchettati (cioè infilzati) in una cipolla intera. Ricordatevi, comunque, di usarne a piccole dosi.
Potete utilizzare i chiodi di garofano anche per profumare stanze o armadi: infilateli in un arancio che poi appendere nel guardaroba o, se preferite, appoggiate l’arancio sul termosifone acceso. Visto che tengono lontani gli insetti potete metterne alcuni dove tenete la pasta, in modo che si conservi più a lungo.
Il chiodo di garofano è considerato anche il re degli antiossidanti. Vengono inoltre utilizzati per alleviare il mal di denti (ma questo non significa che se usate il chiodo di garofano non dobbiate poi rivolgervi al vostro dentista!).
Considerato il loro aroma molto pungente, conservateli in barattoli di vetro ben sigillati.
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