Sottili come capelli d’angelo, spessi, o addirittura bucati, alla chitarra o a sezione tonda in modo che il sugo scivoli meglio: gli spaghetti non solo sono la pasta più amata dagli italiani in Italia, ma sono l’emblema della nostra cucina all’estero, dove tra i mille formati esistenti, ahinoi, gli stranieri si perdono un po’.
Nonostante non li sappiano mangiare se non con l’aiuto di un cucchiaio, infatti, negli Usa gli spaghetti impazzano e significano in Italia, anche se, a onor del vero, forse i primi a inventarli sono stati i cinesi. Chi lo sa, noi intanto ce ne facciamo una scorpacciata, ripercorrendo insieme i migliori film che hanno dedicato almeno qualche scena a questa specialità, senza dimenticare, appunto, i ‘fratelli’ del Sol levante: i ramen che però si mangiano in brodo.
Terapia e pallottole
Metti un irresistibile Rober De Niro che fa la parodia di se stesso in una delle sue interpretazioni più importanti, e metti un simpaticissimo Billy Crystal al top della forma: ne esce questa commedia esilarante dall’atmosfera un po’ italiana. Paul, infatti, è un mafioso in ascesa che aspetta solo di essere nominato capo della cupola di New York, ma proprio in prossimità della decisione delle famiglie, gli prende il panico e si vede costretto a farsi curare – in gran segreto, s’intende – da Ben, famoso psichiatra in procinto di sposarsi, al quale, ovviamente, viene sconvolta la vita. E le atmosfere italiane si vedono soprattutto a tavola: non è raro, infatti, che la seduta tra i due avvenga davanti a un bel piatto di spaghetti alle vongole.
Il postino
“… affonda il coltello nella sua polpa vivente, è una rossa viscera, un sole fresco, profondo, inesauribile…”. Probabilmente Neruda ha scritto Ode al pomodoro proprio durante il viaggio in Italia che fece nel periodo dell’esilio; viaggio che Troisi in questo film delicato e indimenticabile trasforma in una residenza fissa in un’isoletta del sud dove tutto, d’estate, è sole, colore e sapore. Lui invece è Mario, che per sfuggire all’inevitabile destino da pescatore, si mette a fare il postino per il poeta che gli insegnerà molte cose, ad esempio come conquistare la bella Beatrice, in una parola, gli insegnerà a vivere. Quando Neruda tornerà in Cile, Mario resterà senza lavoro, ma certamente più ricco dentro, e troverà il coraggio per iniziare la sua nuova vita: farà il cuoco nella trattoria della moglie, la cui specialità della casa saranno spaghetti proprio al rosso e carnoso pomodoro.
L’appartamento
Bud è un noioso contabile che affitta il suo appartamento a superiori e colleghi per le loro scappatelle extraconiugali. Un giorno tocca al capo del personale Jeff, che scoprirà essere l’amante dell’ascensorista Fran, di cui è segretamente innamorato. Quando Fran scopre che Jeff non ha alcuna intenzione di convolare a nozze, tenta il suicidio nell’appartamento di Bud, che si prenderà cura di lei, spiritualmente e fisicamente, ad esempio preparandole questi ottimi spaghetti con le polpette, che è poi il modo in cui gli americani hanno ratificato i nostri comuni spaghetti al pomodoro.
Spaghetti House
In questo film drammatico che vede come protagonista Nino Manfredi nei panni di Domenico, gli stereotipi sugli italiani all’estero ci sono tutti: siamo a Londra e Domenico, assieme ad altri italiani, è un cameriere che sogna di aprire un ristorante assieme ai colleghi. Un giorno manda via un africano che cercava lavoro e questi si arrabbia, additandolo come mafioso in quanto italiano (altro stereotipo), ma la situazione precipita: l’uomo torna con altri due e tenta una rapina che si trasforma presto in un sequestro del personale del ristorante, con relativo assedio della polizia. Cosa c’entrano gli spaghetti? Moltissimo! Innanzitutto il locale dove Domenico lavora si chiama “Spaghetti House”, poi durante la riunione in cui fanno irruzione gli africani, Domenico stava preparando spaghetti alla puttanesca per tutti; infine, durante l’assedio, i poveri ostaggi sono costretti a mangiare spaghetti crudi, in mancanza di meglio.
Spaghetti a mezzanotte
In questa tipica commedia all’italiana anni ’70, il centro del film è la festa di compleanno dell’avvocato Savino, durante la quale avviene un omicidio ‘per sbaglio’ e per tutto il tempo si cerca di occultare invano il cadavere. Una delle scene più esilaranti (che dà il titolo al film e un senso alla presenza degli spaghetti) è proprio la spaghettata di mezzanotte con panna e tartufi alla quale la moglie di Savino, Celeste, invita gli ospiti per distrarli dagli strani movimenti del marito che cerca di far sparire il corpo. Ma gli spaghetti sono presenti anche alla fine, quando Savino, disperato per la fuga della moglie con il suo amante, tenta di suicidarsi con il cibo – il riferimento alla Grande abbuffata è ovvio – ma verrà fermato proprio dalla moglie fedifraga, tornata sui suoi passi.
C’eravamo tanto amati
Hanno una funzione consolatoria, gli spaghetti che in questo film cult di Ettore Scola, Nicola offre a Luciana per consolarla dei tradimenti di Gianni… ma andiamo con ordine. È la storia, attraverso gli anni, dell’amicizia tra Antonio, Gianni e Nicola che sono stati partigiani insieme. Al termine della guerra ognuno riprende la sua vita precedente, ma dopo qualche anno Antonio – che fa il portantino in Friuli – e Gianni che nel frattempo è diventato un avvocato, si rincontrano a Roma. Quest’ultimo, senza scrupoli, ruberà ad Antonio la fidanzata Luciana, innescando così una spirale di eventi drammatici dalla conclusione inevitabile…
Fumo di Londra
Alberto Sordi interpreta qui un altro italiano talmente esterofilo da rinnegare la propria italianità: Dante, antiquario di Perugia, sbarcato a Londra per partecipare a un’asta (che perderà) per l’acquisto di un’urna cineraria di cui possiede la gemella. Una volta arrivato viene catturato dalle atmosfere britanniche e inizia a vestirsi come i gentlemen inglesi: completo fumo di Londra – appunto – bastone e bombetta. Non riuscirà, però, a mangiare come loro (e che ce la farebbe?!), quindi ripiega su un bel piatto di spaghetti nel solito ristorante italiano.
Il bestione
Sergio Corbucci gira il ritratto di un mestiere durissimo ed emblematico negli anni Settanta: il camionista che passa la vita alla guida di un bestione, appunto, come recita il titolo, e si consola con amanti in ogni città e soprattutto con pantagruelici piatti di spaghetti. Sandro e Nino sono due camionisti, appunto, che non potrebbero essere più diversi: lombardo e riservato il primo; siciliano e caloroso il secondo, costretti a lavorare insieme per necessità, pur non piacendosi affatto. Durante il loro primo viaggio insieme in Polonia, però, cominciano a conoscersi e ad apprezzarsi, ma a un certo punto Sandro viene sconvolto dal suicidio di un amico e collega e inizia ad abbracciare l’idea di Nino di mettersi in proprio investendo in questo progetto tutta la liquidazione. Nel film, poi, s’insinua anche l’elemento politico della lotta sindacale di quegli anni, che va inevitabilmente a scontrarsi, infrangendoli, con i sogni dei due protagonisti.
Lilli e il vagabondo
Classe 1955 per questo cartone animato firmato Walt Disney e universalmente riconosciuto come il più romantico di sempre. Lilli è una cagnetta raffinata e aristocratica che s’innamora del vagabondo Biagio; galeotto tra i due un piatto di spaghetti con le polpette che i due consumano a lume di candela nel retrobottega di un ristorante dopo una notte passata senza mangiare mentre gli osti intonano la celeberrima canzone “Dolce sognar”. E pensare che Walt Disney voleva tagliare questa scena…
The Ramen girl
Non sono proprio come i nostri, ma è innegabile che i ramen siano degli spaghetti tipici della cucina giapponese che si preparano in brodo. Ne è la paladina Abby, che dopo un amore finito si ritrova da sola a Tokyo, ma non si perde d’animo e cerca di farsi insegnare dal burbero cuoco Maezumi i segreti di un perfetto piatto di ramen. Ancora una volta, quindi, la pasta in funzione consolatoria, interessante…
Tampopo
Un insolito film grottesco del cinema giapponese è questo, in cui oltre a Tampopo, vedova e cuoca mediocre di un ristorante in declino, protagonisti assoluti sono i ramen. Un giorno due camionisti, Goro e Gun, si fermano nel suo locale e, mossi a compassione della sua situazione, l’aiuteranno a risollevarne le sorti, grazie anche alla collaborazione di un superbo cuoco, la cui specialità sono proprio i ramen.
Foto | Kurtis Garbutt
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