Abbiamo voluto scherzare con quest’espressione un po’ dispregiativa con cui gli americani chiamavano i film del genere western all’italiana girati tra gli anni Sessante e Settanta, spesso con protagonisti che sarebbero diventati attori quotati, come Franco Nero, ma in realtà quello di cui parliamo oggi è ben altro. Parliamo di tutti quei film che hanno avuto rapporti con il cibo, ma con una parte specifica di questo: la pasta. Vi stupirà come questo must della cucina italiana sia presente anche in pellicole made in Hollywood, segno che la cucina italiana è la più seguita (e imitata) all’estero. E non sempre a sproposito, almeno sul grande schermo…
Big Night
Ney Jersey, anni Cinquanta. Due fratelli emigrati dall’Abruzzo aprono un ristorante insieme, ma fin da subito si trovano in disaccordo su come gestire il locale: se Primo (il maggiore e pure chef) non vuole assolutamente rinunciare ai fondamenti della cucina italiana che l’hanno resa grande nel mondo, Secondo è convinto che per avere successo debbano adattarsi maggiormente al palato dei loro clienti. La realtà, intanto, è che il locale va male, quindi tentano il tutto per tutto in un’unica serata – la loro Big Night, appunto – facendo credere che il famoso musicista Louis Prima avrebbe cenato da loro con un menu speciale che prevedeva anche questo timballo. La situazione non si risolverà granché, ma al mattino dopo i due fratelli faranno pace davanti a pane e frittata.
Il gattopardo
Altro timballo, altra storia: quella celeberrima del principe di Salina che con grande intelligenza politica sa voltare la faccia ai Borboni nell’epoca dell’avanzata garibaldina nel meridione che venne annesso all’Italia. “Perché niente cambi bisogna che tutto cambi”, è la massima dell’autore del romanzo, Tomasi di Lampedusa, che non lesina scene di sontuosi banchetti. E allora c’è qualcosa che può non cambiare: la cucina, e d’altronde che siamo in Sicilia oltre a bellissimi e gonfi agrumi ecco un ottimo timballo preparato con la ricetta regionale.
Il postino
Tratto dall’omonima fatica di Pablo Neruda, questo film è l’ultima, commovente prova di Massimo Trosi davanti alla macchina da presa, stroncato da un attacco cardiaco poche ore dopo la fine delle riprese. Il grande poeta cileno, esiliato dal suo Paese, si trasferisce in un’isoletta delle Eolie. Per tutta la durata della sua permanenza sull’isola, avrà bisogno di un postino personale e così Mario, che non ha molta voglia di fare il pescatore, decide di prendere l’impiego. Tra i due s’instaura una delicata e profonda amicizia, ma prima o poi Neruda dovrà tornare in Cile. Mario, però, che ormai è maturato e ha avuto anche il coraggio di dichiararsi alla bella Beatrice, apre con lei una trattoria dove servirà i suoi famosi spaghetti alla Mario Ruoppolo.
L’appartamento
Uno dei capolavori di Billy Wilder, datato 1960, include una bellissima scena di mangiata di spaghetti. Andiamo con ordine: Bud è un agente assicurativo che sta facendo strada all’interno della sua compagnia perché ha un piccolo appartamento che ‘presta’ a colleghi e superiori per le loro avventure extraconiugali. Un giorno, con uno dei dirigenti, vi si apparta anche la bella ascensorista Fran di cui Bud è segretamente innamorato. Quando la ragazza sarà irrimediabilmente sedotta e abbandonata, sarà proprio Bud a consolarla con un piatto di spaghetti con le polpette.
La grande abbuffata
Quattro amici stanchi della vita si ritrovano in una villa alle porte di Parigi: il progetto è quello di un suicidio collettivo mangiando fino alla morte. Humor nero e soprattutto grandi interpretazioni per un cast stellare tra Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Philippe Noiret, ma soprattutto grandissime specialità succulente, si vedono avvicendarsi sulla tavola dei quattro, dai tortellini funghi e panna a delle ottime penne all’arrabbiata.
Terapia e pallottole
In questo film del 1999 Robert De Niro fa la parodia del suo stesso padrino, interpretando un boss mafioso alle prese con crisi di panico, che per guarire ingaggia uno psichiatra conosciuto per caso e con il volto di un altrettanto straordinario Billy Cristal. Il poveretto, però, raggiunto in casa e al telefono a ogni ora del giorno e della notte, non sa più come liberarsi di questo paziente così ingombrante. Sarà proprio davanti a un piatto di spaghetti alle vongole fumante che capirà come fare, proprio mentre il resto della ‘famiglia’ sta decidendo la successione.
The Terminal
Viktor giunge dalla Krakozhia all’aeroporto Jfk di New York, ma proprio durante il suo volo, in patria c’è stato un golpe e il nuovo governo non è riconosciuto da quello degli Stati Uniti. Risultato: il passaporto di Viktor non è valido e non può uscire dall’aeroporto. Il protagonista inizia allora un’esistenza surreale all’interno del terminal dove trova un lavoro per guadagnare qualcosa, impara l’inglese e s’innamora della bella hostess Amelia, invaghita di un uomo sposato. All’inizio Amelia non sa che Viktor è a una specie di confino finché la situazione politica non si sarà risolta, ma lui la invita lo stesso a cena all’interno di un hangar dove gusteranno un ottimo piatto di cannelloni.
Un Americano a Roma
Siamo nel 1954, in piena epoca del sogno americano che questo film di Steno incarna perfettamente. Nando Mericoni, giovinotto di Trstevere e ballerino di tip tap, sogna gli States come una sorta di Eldorado. Nel frattempo la sua vita è nella Roma del dopoguerra, povera e verace come quel maccherone con cui Nando ingaggia un’indimenticabile battaglia prima, inevitabilmente, di mangiarlo.
Ricette d’amore
A volte un piatto di spaghetti può fare molto: non solo nutre il corpo, ma anche l’anima di calore, di attenzioni, di affetto. Con questo piccolo gesto il cuoco italiano ad Amburgo Mario, conquista la fiducia della nipotina della grande chef Martha, a lei affidata dopo la repentina morte della sorella in un incidente stradale. La vita della chef sarà sconvolta, ma non solo dalla bimba, anche da un amore nascente…
Sabato, domenica e lunedì
Le massaie di una volta lo sanno: il ragù va messo sul fuoco il sabato affinché sia in pronto in tempo per il pranzo della domenica. Siamo nella Napoli di Eduardo, in una casa altoborghese prima del boom economico, dove si consuma la “tragedia del ragù”, perché sarà proprio questo a dare adito a una scena di gelosia tra Peppino e Rosa.
Rocky
Philadelphia, 1975. Qui si ambienta la vicenda dell’esordiente puglie italoamericano Rocky Balboa, soprannominato poco affettuosamente dal suo allenatore “scamorza” e che per sbarcare il lunario in attesa di emrgere fa l’esattore per conto di un gangster. Ma non è la scamorza il piatto presente in questo film (vi ricordate con quante uova faceva colazione prima di un incontro il protagonista??!!), ma vogliamo puntare il dito contro il faticosissimo allenamento quotidiano cui Rocky si sottopone per diventare, finalmente, qualcuno. Dopo bisogna rifocillarsi, con un bel piatto di cannelloni di pasta fritta, tanto per non farsi mancare niente.
Foto | Christian Cable
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