In principio era Julia Child, almeno negli Usa, a spopolare con le sue ricette per massaie annoiate che volevano rinverdire i loro menu: dal 1963, infatti, andò in onda The French Chef dove la caslinga-cuoca deliziava il suo affezionatissimo pubblico con preparazioni dalle più semplici come un’omelette alle più complicate, realizzate sempre con quel sorriso un po’ retrò che a guardarlo adesso francamente fa accapponare un po’ la pelle.
Allora cucinare in televisione era una novità, talmente nuova che la cucina di Julia (che vedete nella foto) è stata conservata ed esposta al National Museum of American History di Washington (pensa te di cosa si compone la storia americana…) ma il format della trasmissione oggi che i fornelli sul piccolo schermo sono uno dei prodotti che fa ingrassare – non lo scrivo a caso – di più le reti, appare davvero datato, con la conduttrice che si rivolge direttamente al cibo con quella vocetta buffa che manco fosse un programma per bambini.
Programmi tv in cucina del passato
Mentre Julia impazzava sulla tv americana, qui da noi nel 1974 la Rai, in A tavola alle 7, proponeva le rotondità di Ave Ninchi che assieme al critico gastronomico Veronelli dava il via alle sfide televisive a colpi di mattarello. Qualche anno più tardi, nel 1978, Wilma De Angelis su Tmc conduceva Sale, pepe e fantasia (inizialmente battezzato Telemenu): ricette facili e veloci da preparare in 10 minuti a base di un ingrediente che faceva anche da sponsor alla puntata. Fu un grande successo di pubblico, tanto che andò avanti fino al 1995.
Ma il programma di cucina in tv più longevo di tutti i tempi è – ahinoi – La prova del cuoco che da quest’anno ha in qualche modo bissato con Torte dopo il tigì con l’immancabile Antonella Clerici che da 14 anni ingrassa assieme a noi. Il suo principale antagonista è stato per molto tempo Cotto e mangiato e poi I menu di Benedetta condotto da Benedetta Parodi (altra giornalista datasi alla cucina) che dopo anni in onda su Mediaset, ha poi ha traslocato su La7.
Negli anni 80, invece, era Enza Sampò dagli schermi di Raidue a entrare nelle case degli italiani con Che fai, mangi?, programma non solo di ricette, ma che illustrava i legami tra cucina, salute ed economia e lo faceva con chef del calibro di Gualtiero Marchesi e di un allora emergente Gianfranco Vissani.
La cucina in tv, oggi
Arrivando ai giorni nostri, possiamo dire che c’è stato veramente il boom delle trasmissioni a sfondo culinario, che personalmente dividerei in due filoni: quelle condotte da chef professionisti – più o meno avvenenti – e che si svolgono più o meno tutte come sfide ai fornelli tra vip o tra sconosciuti, spesso italianizzazioni di programmi stranieri o mere traduzioni di questi; e quelle più caserecce e on the road, dove il Mengacci di turno gira l’Italia alla scoperta o ri-scoperta della nostra infinita tradizione regionale.
Quelle che vanno per la maggiore, naturalmente, sono le prime: partiamo con Masterchef Italia, successone scippato da Sky Uno a Cielo, che ha dato vita anche a esilaranti parodie (vuoi che muoroooo?), poi Cuochi e fiamme, anche lui traslocato da Real Time a La7 ed ereditato da Simone Rugiati dopo il primo anno di conduzione di Alessandro Borghese, entrambi chef giovani e di indubbio talento.
Non era condotta da professionisti, invece, Kitchen, 4 anni di indiscussi successi su Mtv dove Andrea Pezzi, con la scusa di imparare la loro ricetta preferita, faceva confessare attori, politici, cantanti e starlette varie; Voilà, unica edizione nel 2005, era un programma un po’ diverso, che si rivolgeva esplicitamente ai single e proponeva ricette rapide per giovani che passano tutta la giornata al lavoro e la sera, poi, hanno poca voglia di cucinare. Su Foxlife, infine, troviamo l’affascinante chef-scienziato Marco Bianchi che in Tesoro, salviamo i ragazzi, dà utilissime dritte sull’alimentazione per bambini e ragazzi, correggendone le cattive abitudini e fornendo ricette assolutamente da annotare perché buone e sane.
I format stranieri tra cucina e tv sbarcati da noi
E poi c’è un ricchissimo filone di programmi stranieri che qui da noi vengono messi in onda semplicemente doppiati: pensiamo alle tante fortunate serie di Hell’s kitchen con lo chef britannico Gordon Ramsey che con i suoi modi burberi e il suo ciuffo biondo abbiamo imparato ad amare anche qui da noi (un po’ meno le sue ricette: pare che non sappia cucinare altro pesce che l’halibut) tanto che ne è stata tratta una versione tutta italiana, oppure Nigella kitchen con l’omonima giornalista che – a parer mio – ammicca un po’ troppo mentre cucina sullo schermo del canale satellitare del Gambero Rosso.
Fermo restando che dovremmo riflettere un attimo sul perché un popolo così legato alla propria tradizione gastronomica (eccellente e insuperabile) vada matto per programmi stranieri, per dovere di cronaca dobbiamo citare ancora Junior Master Chef che strappa piccoli chef in erba dal pallone per costringerli in cucina e Cucine da incubo, anche se i protagonisti qui sono ristoratori di professione e non semplici appassionati (bisogna pur rinnovarsi, no?).
Il boom del cake design
Un capoverso a parte merita la tradizione, tutta americana, del cake desing, recentemente molto di moda anche qui da noi, spesso e volentieri a discapito del gusto inconfondibile della grande pasticceria italiana: ecco allora arrivare nei palinsesti titoli come Il boss delle torte, Bake off o La bottega dei cupcake dei quali, fino a una decina di anni fa, la maggior parte degli italiani ignorava perfino l’esistenza, preferendogli magari un bel pasticcino all’occhio di bue, meno cool ma più good.
La moda dello street food
Infine voglio segnalarvi Unti e bisunti, un programma on the road in cui lo chef Rubio va alla ricerca del migliore street food, quello davvero più unto e bisunto che c’è. Ne viene fuori un ritrattino dell’Italia niente male, calcolate che nella classifica mondiale non ci piazziamo male, grazie agli sfinciuni e al panino con la milza made in Palermo, tutto da assaggiare.
Foto | F Delventhal
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