Nel vasto panorama di libri dedicati alla cucina e alle ricette varie, a volte troviamo delle perle veramente preziose che permettono di dire: “Finalmente una bella novità!”. È questo il caso, a mio parere, di Sapori di versi scritto da Livia Aymonino e in libreria per i tipi di Mursia.
Come si potrà ben comprendere dal titolo, si tratta di un testo che parla sì di sapori ma lo fa in versi: le ricette, in effetti (ne sono sessanta in tutte presenti nel libro) sono scritte come filastrocche, in rima baciata (e a proposito del rapporto tra cibo e poesia apriamo questo post con l’Ode al vino di Pablo Neruda). Gli ingredienti, la preparazione e anche il modo di servire i piatti sono tutti in versi, grazie al ricorso a filastrocche molto simpatiche (un’abitudine che, ci dice l’autrice, ha da quando era piccola e che in pratica la porta a scrivere in filastrocche moltissime cose, dalle cartoline alle ricette, appunto).
Ma Sapori di versi non è solo questo. Accanto alla ricetta in rima baciata, abbiamo la presentazione della stessa ricetta nella maniera classica, con indicazioni degli ingredienti e sulla procedura da seguire. E poi, e qui sta veramente la parte più interessante, secondo me, riflessioni di Livia Aymonino su vari aspetti legati alla ricetta: si va da pagine introspettive che raccontano eventi personali e familiari dell’autrice, ma anche, per esempio, una simpatica riflessione quasi filosofica sulle patate:
le patate sono di per sé un sentimento. Per chiunque ami mangiare o cucinare. Nella perpetua lotta contro i chili le patate ti fanno sentire colpevole a prescindere, quasi ti gonfiassero solo a guardarle. Ci sono molti ingredienti che iniziano con la P che ingrassano e che io adoro. […] Le patate sono delle P per definizione: un soffice purè, un piatto di patate fritte, le patate al cartoccio con il burro, al forno con il latte, la panna e il prosciutto, schiacciate come rösti, soutè nel burro e salvia, con i tubetti dentro una minestra, con i porri per un passato, le patate sono, insieme al pane, alla pasta e all’olio, il cibo.
Altro aspetto interessante di questo libro di Livia Aymonino è il dichiarato intento di riportare il cibo in cucina, con leggerezza, dentro le pareti dei sapori, dei ricordi, degli ingredienti, dei barattoli, declinato come una filastrocca, perfettamente baciata ma sempre filastrocca, esplicativa di se stessa e niente più (insomma: meno celebrazioni a partire dagli onnipresenti programmi gastronomici televisivi e più vita vera nei piatti!)
E Livia Aymonino, con delicatezza ma anche con fermezza, mette in guardia anche noi che di ricette e sapori scriviamo quotidianamente in rete. Lo fa a proposito dell’insalata russa:
Che meraviglia la Fonte del Sapere del web. Che spasso Internetttt, Goooogle, Yahoooo, Mozzzzilla Firefoxxxx, Chroooome, enormi e sconfinati Vasi di Pandora dove tutto lo scibile è in rete nel modo più inesatto possibile. Benvenuti nel Magico Mondo Online dove tutto è il contrario di tutto. Plausibile e altrettanto implausibilissimo, il sapere è ormai un’opinione diffusa, imprecisa e altamente improbabile. Ogni mia parossistica (e inutile) ricerca sulla storia di un piatto e sulle sue origini si scontra frontalmente contro i muri virtuali dove pontificano gli studiosi del nulla. Allora chissà se l’insalata russa è nata veramente nel 1860 all’Hotel Hermitage di Mosca grazie alle abili mani del cuoco di origini francesi Lucien Oliviernelle (o Olivier, persino Wikipediaaaa contraddice se stessa) e che lì si chiama insalata piemontese o italiana […] Così è se vi pare, titolerebbe Pirandello sulle informazioni che galoppano impetuose nella rete a cavallo di oscure e imperiose fonti. Quanta confusione travestita da rocciosa verità.
Come si fa a non amare un libro del genere?
Livia Aymonino
Sapori di versi. Ricette in rima e pensieri in cucina
Mursia, 2013
pp 304, euro 16
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