Il rosmarino, come ben sappiamo, è un arbusto aromatico, diffuso allo stato selvatico in tutta l’area mediterranea. I suoi cespugli sono sempreverdi e sono costituiti da piccoli rami legnosi ricoperti da foglioline che comunemente vengono chiamate “aghi”.
Il rosmarino è uno degli aromi più caratteristici della cucina italiana: si presta ad accompagnare tutti i tipi di carne, il pesce arrosto, le patate arrosto o stufate, molte verdure come carote, zucchine, cavoli o pomodori. Il rosmarino, inoltre, ben si associa a legumi come i ceci e i fagioli.
L’erba fresca ha un aroma più delicato rispetto a quella secca e può essere aggiunta sia cruda sia cotta alle diverse preparazioni, anche se in cottura tende a sviluppare un aroma leggermente mentolato non sempre gradevole. Il rosmarino secco ha potere aromatico decisamente inferiore. In cucina si possono usare sia i rametti interi (per esempio per spennellare con olio i cibi da cuocere sulla griglia o per aromatizzare olio e aceto), sia le foglie (intere o tritate) anche in abbinamento ad altri aromi e condimenti quali salvia, aglio, limone, timo, peperoncino o santoreggia.
In pratica, il rosmarino va solo pulito con una pezzuola umida. Si possono usare sia i rametti, che vanno eliminati a fine cottura, sia gli aghi, meglio se tritati. Se utilizzate solo gli aghi, conservate i rametti, specialmente se lunghi: potrete, infatti, utilizzarli come spiedini e avere una preparazione molto più aromatica.
In erboristeria e farmacologia il rosmarino viene utilizzato come coadiuvante nella digestione, come eccitante, antisettico, sedativo e anche contro gli stadi depressivi, visto che restituisce vigore intellettuale e fisico alle persone indebolite. Naturalmente queste sono indicazioni generiche solo a scopo informativo e non vogliono certo in alcun modo sostituire il parere di un medico.
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