Il più famoso è sicuramente il cannolo siciliano, dolce risalente alla dominazione araba – come il suo sapore fa facilmente intuire – ma noto anche ai romani, tanto buono da essere citato da Cicerone. Inizialmente relegato alle feste del Carnevale, furono i monaci di Caltanissetta, pare, a ‘sdoganarli’ e diffonderli prima in tutta l’isola e poi, si sa, il resto come si dice è storia.
La particolarità è senz’altro la cialda fritta a base di farina, uova, zucchero, strutto e un goccio di liquore locale Marsala, mentre per il ripieno al tradizionale ricotta e canditi, ora si spazia un po’ anche con le gocce di cioccolato e la granella di pistacchio – altro re di queste terre – o di nocciola.
Anche in Sardegna, però, si possono gustare ottimi cannoli, la cui differenza principale da quelli siciliani risiede nell’impasto della cialda. Per ottenerlo, infatti, si sbriciola del pane carasau e lo si mette a mollo nel latte con l’aggiunta di qualche cucchiaio di zucchero a velo vanigliato, poi, una volta ridotto in poltiglia, lo si fa scolare dal latte e asciugare per bene tra due fogli di carta oleata prima di procedere a formare i cannoli con gli appositi cilindretti di metallo.
Per quanto riguarda la farcia, più o meno è la stessa, a base di una mousse di ricotta spesso addizionata da albumi montati a neve fermissima e aromatizzata con vaniglia dopo averla fatta abbondantemente asciugare con un colino.
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