I libri di cucina hanno un certo fascino, inutile negarlo. Non parliamo tanto di quei libri che riportano una serie di ricette sic et simpliciter, ma dei testi che raccontano la cucina, anche attraverso le ricette, ma non solo. È a questi libri, preferibilmente d’antiquariato, che è dedicata una piccola libreria di New York: Cookbooks. A gestirla è Joanne Hendricks, di origini pugliesi (il cognome è quello da sposata) che racconta come la sua passione per questo particolare tipo di libri sia nata quando lavorava in una catena di librerie di Manhattan:
All’ora di pranzo, anziché andare fuori in pausa restavamo ad aiutare i clienti e nei tempi morti leggevo spesso dei libri di cucina. A quei tempi non andavo mai al ristorante, e le mie conoscenze gastronomiche erano limitate, perciò quei libri mi affascinavano. Leggevo anche la bibliografia, ed è così che ho cominciato a scoprire quelli più antichi. Le copertine impolverate mi sono sempre piaciute, hanno un aspetto così speciale.
Così ha messo insieme una collezione di libri di cucina che raccontano storie: tra gli scaffali si può trovare La cucina futurista di Marinetti & Co (una ricetta futurista è quella che troviamo nel video in apertura di post), il Manuale di cucina per una piccola casa scritto nel 1923 da Jessi, moglie di Joseph Conrad, il Manuale di Organizzazione e Gestione della Casa di Mrs Beeton, un classico del 1861 e altri testi il cui valore va dai venti ai quattromila dollari.
E a proposito di cucina, di libri e di racconti culinari, vi lasciamo con un passo tratto da Gli arancini di Montalbano di Andrea Camilleri:
Gesù, gli arancini di Adelina! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta: Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si anticc un risotto, quello che chiamano alla anticchi (senza anticchi, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si antic i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini gna poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pì carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia anticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta e alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano!
Foto | Joanne Hendricks Cookbooks
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