La prima volta che ho assaggiato l’aneto è stato come condimento del salmone e me ne sono innamorato. Poi l’ho provato nello tzatziki e ne sono stato conquistato.
L’aneto – originario dell’Europa Settentrionale e della Russia – è oggi coltivato dappertutto: si tratta di una pianta che può raggiungere il paio di metri di altezza e i suoi fiori gialli a fine estate si trasformano in piccoli semi. Si usano sia fiori che semi.
Veniva usato fin dall’antichità sia in Egitto, che Grecia e nell’antica Roma – i gladiatori la consumavano convinti che li rendesse più forti; lo troviamo anche come aromatizzante in molte ricette di Apicio. Nel Medioevo gli venivano attribuiti poteri magici e lo si utilizzava sia per combattere la stregoneria che per preparare pozioni d’amore. Il suo nome, del resto, non da adito a dubbi: significa “allontana i malori”. Troviamo riferimenti all’aneto anche nel vangelo, quando Gesù, rimprovera i farisei per la loro ipocrisia:
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.
Oggi l’aneto è molto usato in Scandinavia, in Europa centrale e sudorientale, in Iran e Turchia. In cucina lo si usa per aromatizzare salmone e altri pesci, salse (maionese per esempio), burro, zuppe, uova, insalate. Il sapore è forte e stuzzicante, simile al cumino, e al contempo fresco e gradevole, senza quel retrogusto di anice che troviamo nel finocchio.
Tra le proprietà dell’aneto, spiccano quelle digestive e carminative (che aiutano, cioè, a espellere i gas intestinali). Se non riuscite a dormire o vi serve qualcosa che vi aiuti a rilassarvi, preparatevi una tisana con un cucchiaino di semi di aneto, uno di semi di finocchio e uno di semi di anice: versateli in 250 ml di acqua calda e bevetela prima di andare a dormire.
Se decidete di piantarlo, necessitate di un giardino soleggiato, ma riparato. Non piantatelo vicino al finocchio per evitare l’impollinazione incrociata.
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