Nel contesto della cucina del bacino del Mediterraneo, quella dell’Egitto costituisce un ponte e, allo stesso tempo, una cerniera, tra la cucina di due grandi regioni, vale a dire il Mashreq (l’Oriente che comprende l’Arabia Saudita, gli stati del Golfo, lo Yemen, l’Iraq, la Siria, il Libano, la Palestina e la Giordania) e il Maghreb (cioè l’Occidente cui appartengono il Marocco, l’Algeria, la Tunisia e la Libia). In mezzo, appunto, l’Egitto, onusto di storia e tradizioni.
Guardando più da vicino alla cucina egiziana, vediamo che il piatto nazionale dell’Egitto è il ful medames, a base di favette brune bollite e servite con un assortimento di verdure, pane arabo, e aromatizzato con prezzemolo e origano, succo di limone, aglio e cumino macinato. Del resto le spezie la fanno da padrone in moltissimi piatti della cucina egiziana e il loro odore permea le città.
Non meno diffuse le crocchette di fagioli, aromatizzate con cumino, paprica, coriandolo, aneto e aglio, quindi rivestite con semi di sesamo. Altra preparazione tipica sono le crocchette di fave (più note come falafel) servite con verdure fresche. Con i ceci si prepara una crema (il celeberrimo hummus), servita come contorno o consumata con il pane. Le lenticchie sono invece alla base di un piatto particolarmente gustoso che si chiama koshari e che comprende anche riso, pasta tipo ditalini e salsa di pomodoro, tutto saltato poi in padella. Lo yogurt entra nella preparazione di veri piatti, tra cui la zuppa di riso ed erbette.
La bevanda più diffusa è il karkadè (o carcadè), particolarmente rinfrescante, infuso di una pianta arbustiva dal sapore lievemente acidulo e di colore rosso rubino (per se i fiori della pianta sono giallastri).
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