Ve ne eravate mai accorti? Voi forse no, ma l’industria cinematografica sì: inserire il nome di un cibo nel titolo del film che si sta per produrre, sia perché ha una qualche attinenza con la storia, sia semplicemente come metafora, fa vendere di più.
Non chiedetemi quale sia l’intricato meccanismo psicologico che sta dietro a tutto questo, posso solo dirvi che in tutte le epoche e a tutte le latitudini (ma la nostra ricerca si è limitata al solo cinema italiano e americano) si trovano pellicole di successo che si presentano con titoli che contengono frutta, verdura, o magari pietanze più elaborate, magari a base di carne, ma certamente sono gli ortaggi quelli che vanno per la maggiore, almeno secondo i risultati delle nostre ricerche.
Vi conduciamo per mano, dunque, oggi, tra cocomeri, pomodori e papaye verdi, patate bollenti e arance meccaniche, ma anche attraverso polpette piovute e anatre all’arancia, condendo il tutto con prezzemolo, finocchio e magari un tocco di zenzero.
Foto | nociveglia
Il grande cocomero
Film delicato e non del tutto riuscito, ma che ha il merito di aver sensibilizzato l’opinione pubblica a un problema di cui ancora 21 anni fa si faticava a parlare sui mezzi di comunicazione. Il neuropsichiatra infantile Arturo si trova a curare la dodicenne Pippi, affetta da crisi epilettiche fin da piccola, e inizia con lei un approccio di tipo psicoterapico con il quale i genitori (ricchi, assenti e non disponibili all’ascolto) non sono molto d’accordo. Approfondendo, Arturo si rende conto che i problemi della ragazzina, infatti, risiedono proprio nei rapporti familiari, ma anche lui – reduce da una severa crisi coniugale – uscirà rafforzato da questa relazione medico-paziente.
Arancia meccanica
Il capolavoro indiscusso di Kubrick racconta la vita di Alex, un giovane i cui principali interessi sono Beethoven e l’ultraviolenza. Il ragazzo, di giorno irreprensibile, di notte si trasforma in un ladro, in uno stupratore e in un assassino, a capo di una banda di delinquenti detti drughi, proprio come un’arancia (apparentemente innocua) ma meccanica (il senso renderebbe meglio se traducessimo letteralmente “arancia a orologeria”). Una volta arrestato, pur di uscire di galera accetta di sottoporsi al trattamento sperimentale “Lodovico” che in pratica impone ai pazienti la visione di scene di violenza estrema con il solo scopo di raccapricciare il soggetto e fargliela rifuggire (che in pratica era l’obiettivo del film di Kubrick). Alex così si trasforma in un cittadino modello… ma è sempre tutto oro quello che luccica?
Pomodori verdi fritti alla fermata del treno
Un film tutto al femminile ambientato nel profondo sud degli Stati Uniti. Evelyn incontra in una casa di riposo la vivace Ninny che le racconta una storia della sua epoca, di quando, negli anni Cinquanta, Idgy e Ruth, due amiche speciali – cioè una coppia – gestivano insieme il Whistle Café, situato vicino alla fermata di un treno che non c’è più e dove veniva servita una sopraffina specialità locale: i pomodori verdi fritti del titolo.
Il profumo della papaya verde
La papaya non nasce come un frutto: all’inizio è una verdura, ma maturando lo diventa. Al protagonista di questa raffinata favola ambientata nel Vietnam degli anni Cinquanta, il suo profumo gli riporta alla mente una storia della sua giovinezza: quella della piccola Mui, figlia di contadini che si reca in città per diventare domestica presso una famiglia, dove la padrona di casa le si affezionerà molto, trattandola come la figlia che aveva perduto. Una volta cresciuta, Mui soffrirà molto per il distacco.
Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio
Improponibile commedia all’italiana dei primi anni Ottanta divisa in due episodi, entrambi rotanti intorno al tema dell’occulto, perciò come titolo è stato scelto questo ‘anatema’ della saggezza popolare che Lino Banfi – che qui interpreta il proprietario di un negozio di elettrodomestici – declina in una specie di rivisitazione tutta sua, a metà tra il barese stretto e il voodoo, per cercare di scrollarsi di dosso la sfortuna, credendo di aver individuato nel vicino di casa la fonte di tutti i suoi guai. Nell’altro episodio, invece, Johnny Dorelli dà vita a un mago incapace che risolleverà la propria grazie all’incontro con una strega vera che gli donerà in eredità tutti i suoi poteri.
La patata bollente
Anche qui un’espressione popolare che intende un bel problema da risolvere dà il titolo a un’esilarante commedia con diversi spunti di riflessione, in qualche modo anticipatrice di alcuni temi che più tardi tratterà il cosiddetto cinema impegnato. Bernardo detto Gandhi è un pugile comunista che per coerenza di pensiero preferisce la fabbrica al ring. Un giorno salva da una scazzottata di fascisti il giovane gay Claudio e lo ospita per qualche tempo a casa sua. Da lì è un attimo che si sparge la voce su quest’equivoca amicizia, anche se Bernardo è fidanzato con la bella Maria. E dal momento che il partito in quella fase storica rifuggiva gli omosessuali (Pasolini ne fu addirittura espulso), spedisce Gandhi in Russia, realizzando il sogno di tutta una vita…
Piovono polpette
Flint è un inventore sfortunato che vive in un’isola in cui l’unico cibo disponibile sono sardine. Esasperato dalla situazione, inventa un marchingegno capace di trasformare l’acqua in cibo, ma in fondo è un pasticcione, così accade che per un eccesso di energia la macchina viene spedita in cielo dove trasforma i fenomeni atmosferici in piogge di cibo quali, appunto, le polpette. L’apparente disastro si tramuterà, invece, in un momento di gloria per Flint e Sam, un’addetta alle previsioni meteo con velleità da giornalista. Il film ha avuto anche un fortunato seguito.
L’anatra all’arancia
Nella stanca routine di una coppia annoiata e sposata da dieci anni, s’insinua un giovane e aitante pubblicitario straniero che trascina in quest’avventura anche la sua avvenente segretaria. Inizia così un tragicomico menage a quattro, servito su un piatto d’argento – proprio come si conviene all’anatra all’arancia – in cui ognuno pensa di tradire l’altro ma nessuno è realmente fedifrago: neanche un tradimento, infatti, verrà mai consumato.
American pie
Fortunato capostipite di una famiglia (ben 8!) di commedie demenziali per adolescenti con i bollenti spiriti, questo filmetto i cui ingredienti sono la comicità, l’amore e le prime esperienze sessuali, porta nel titolo – fortemente metaforico – la caratteristica torta di mele americana. La metafora si chiarisce con il sottotitolo: il primo assaggio non si scorda mai…
Pizza connection
Sfrutta un tipico pregiudizio estero nei confronti di noi italiani (tutti pizza e mandolino) questo filmone ambizioso sulla mafia che però non raggiunge tutti gli obiettivi. Spedito da una potente famiglia mafiosa nella sua Palermo per far fuori un magistrato, un killer di professione coinvolge l’onesto fratello minore per poter portare avanti la missione.
E morì con un felafel in mano
Flip viene trovato morto dall’amico Danny davanti alla tv con un falafel in mano. Da qui il film è in pratica un enorme flashback sui sei mesi precedenti, mesi di confusi cambi di casa, di relazioni sbagliate, di guai con la legge. Il cinema australiano prova a fare il verso agli States e al genere ‘trentenni belli e perduti’ che hanno soldi e seguono la moda, come quella dei ristoranti etnici: i felafel, infatti, sono tipiche polpettine a base di ceci della cucina mediorientale.
Un tocco di zenzero
Film emotivo più che politico, questo, che sullo sfondo ma non solo tratta della guerra tra Grecia e Turchia causata dai comuni interessi sull’isola di Cipro. Il titolo, ancora una volta, indica un cibo, un sapore, un aroma che innesca un domino di ricordi nella mente di Fanis, ormai astronomo all’università di Atene, che invita a cena il vecchio nonno e i suoi amici, ma uno non arriva, e così la memoria si sbriglia e rievoca i tempi in cui, da bambino, giocava nel suo negozio di spezie a Cotantinopoli assieme all’amica Samie, quando il nonno gli insegnava che lo zenzero è zenzero, e non va confuso con il cumino…
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