In un incontro organizzato dall’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, dal titolo “Olio di palma: oltre i pregiudizi”, si è parlato dell’olio vegetale più usato al mondo, il 35% quasi del totale.
Per quello che riguarda l’aspetto nutrizionale dell’olio di palma, c’è chi sostiene che questa sia la principale fonte di assunzione di grassi saturi, ma il nutrizionista Giorgio Donegani, intervenuto nel dibattito, spiega:
Sappiamo che questi grassi servono all’organismo, ma che non dovremmo assumerne troppi. Tra le accuse che si muovono al palma c’è proprio quella di contribuire in maniera eccessiva all’intake di saturi. Eppure non è così. Basta rifarsi ai dati di consumo più recenti, ossia quelli Inran 2005/6, per scoprire che la situazione è un po’ diversa. Sono dati che offrono una base ancora molto attendibile, visto che i consumi negli ultimi 10 anni sono rimasti pressoché stabili. Ebbene, quei dati ci mostrano che l’apporto di olio di palma rispetto al totale degli acidi grassi assunti nella dieta degli italiani è molto contenuto, meno del 20% del totale ovvero meno di 5g al giorno. Questo significa che il rimanente 80% dei grassi saturi che mangiamo viene da altri alimenti.
All’interno di una dieta bilanciata, dunque, l’olio di palma non presenterebbe rischi per la salute.
Molto spazio è stato poi dato al parere dell’EFSA, che ha esaminato la presenza di contaminanti che si possono creare durante i processi di raffinazione di tutti gli oli e grassi, se utilizzati a temperature superiori a 200 gradi. Giorgio Donegani spiega ancora:
Diversamente da come è stato presentato da molti media, l’oggetto dell’indagine e del successivo rapporto EFSA non è stato l’olio di palma, ma la possibile tossicità di alcuni contaminanti che si possono formare in tutte le sostanze grasse in seguito a trattamenti cui vengono sottoposte. In questi ultimi 10 anni la comunità scientifica (dall’Istituto Mario Negri, fino all’Istituto Superiore di Sanità) e le autorità sanitarie hanno dato rassicurazioni sull’assenza di effetti tossici dell’olio di palma. A oggi, stiamo aspettando che la Commissione Europea dia delle indicazioni di comportamento rispetto al parere dell’Efsa. Fino a quel momento ci sentiamo di sposare il messaggio rassicurante fornito dall’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), la quale, proprio su questo argomento, chiarisce in sintesi che non c’è alcun motivo ragionevole per eliminare i cibi contenenti olio di palma.
Infine, in merito all’invasione di olio di palma nell’industria alimentare, i dati smentiscono: in 10 anni i volumi complessivi di olio di palma arrivato in Italia sono aumentati in maniera rilevante, ma le quantità usate sono rimaste costanti, dalle 325 mila tonnellate del 2005 alle 386 mila del 2015.
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