Tutti conosciamo la pizza e sappiamo che la sua patria indiscussa è Napoli, ma pochi – e difficilmente fuori da Roma – conoscono invece la pinsa, una ricetta antica che sembra risalga addirittura agli antichi romani e che può essere considerata la nonna della pizza.
Oggi allora cerchiamo di conoscere questa specialità che sta tornando molto di moda e di capire la differenza rispetto alla pizza tradizionale. Innanzitutto l’impasto: per la pinsa c’è un mix di farine di frumento, soia e riso, un diverso apporto di acqua e una minore quantità di lievito che la rendono più digeribile e dietetica.
Da un punto di vista meramente estetico, mentre siamo abituati alla classica pizza rotonda (con varianti) la pinsa, invece, è più piccola e realizzata di forma ovale, probabilmente in ricordo all’uso che ne facevano proprio gli antichi romani, come vassoio per servire le preparazioni più bagnate come le carni in umido.
All’epoca, certo, era fatta probabilmente con i cereali allora conosciuti, quali miglio, orzo e farro, e condita con erbe aromatiche, ma di lei abbiamo anche tracce letterarie illustri: addirittura nell’Eneide viene citata come primo alimento di cui Enea si ciba una volta sbarcato nei pressi di Roma.
Quanto al condimento sulla superficie, ormai anche i maestri pinsaioli si stanno sbizzarrendo, seguendo la stagionalità e anche le loro temporanee ispirazioni: d’ora in poi, quindi, il venerdì, quando dovrete scegliere dove mangiare nel weekend, avrete un dubbio in più: pizza o pinsa?
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